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Correlazioni in Medicina



Trapianto autologo come terapia di consolidamento per il linfoma non-Hodgkin aggressivo


L’efficacia del trapianto autologo di cellule staminali durante la prima remissione in pazienti con linfoma non-Hodgkin diffuso e aggressivo classificati come a rischio intermedio o alto in base al International Prognostic Index resta controversa, e non è stata valutata nell’era del Rituximab ( MabThera, Rituxan ).

In uno studio, 397 pazienti che avevano la malattia ed erano classificati come a rischio alto o intermedio con aggiustamenti per l’età sono stati trattati con 5 cicli di Ciclofosfamide, Doxorubicina, Vincristina e Prednisone ( CHOP ) o CHOP più Rituximab.

I pazienti responsivi sono stati assegnati in maniera casuale a ricevere 3 ulteriori cicli di chemioterapia di induzione ( gruppo controllo ) o un ciclo aggiuntivo di chemioterapia di induzione seguito da trapianto autologo di cellule staminali ( gruppo trapianto ).

Gli endpoint primari di efficacia erano la sopravvivenza libera da progressione e la sopravvivenza generale a 2 anni.

Dei 370 pazienti idonei per l’induzione, 253 sono stati assegnati in maniera casuale al gruppo trapianto ( n=125 ) o al gruppo controllo ( n=128 ).

In totale, 46 pazienti nel gruppo trapianto e 68 in quello controllo hanno mostrato progressione della malattia o sono deceduti, con tassi di sopravvivenza libera da progressione a 2 anni di 69% e 55%, rispettivamente ( hazard ratio nel gruppo controllo v. gruppo trapianto, HR=1.72; P=0.005 ).

Nello studio, 37 pazienti nel gruppo trapianto e 47 nel gruppo controllo sono deceduti, con tassi di sopravvivenza generale a 2 anni di 74% e 71%, rispettivamente ( HR=1.26; P=0.30 ).

Analisi esplorative hanno mostrato un effetto differenziale del trattamento in base al livello di rischio per la sopravvivenza libera da progressione ( P=0.04 per l’interazione ) e la sopravvivenza generale ( P=0.01 per l’interazione ).

Tra i pazienti ad alto rischio, il tasso di sopravvivenza generale a 2 anni è stato pari all’82% nel gruppo trapianto e 64% nel gruppo controllo.

In conclusione, il trapianto autologo precoce di cellule staminali ha migliorato la sopravvivenza libera da progressione tra i pazienti con malattia a rischio alto-intermedio o a rischio alto che avevano mostrato risposta alla terapia di induzione.
La sopravvivenza generale dopo il trapianto non è migliorata, probabilmente a causa dell’efficacia del trapianto di salvataggio. ( Xagena2013 )

Stiff PJ et al, N Engl J Med 2013; 369: 1681-1690

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